Descrizione

Il PTTI (programma triennale trasparenza e integrità) non esiste più come documento autonomo ma diviene parte integrante del Piano triennale di prevenzione della corruzione e della trasparenza (PTPCT).

Il piano per le Istituzioni Scolastiche del Veneto è redatto ad opera dell’USR Veneto al link:

https://istruzioneveneto.gov.it/trasparenza/prevenzione-della-corruzione/

_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Applicazione delle disposizioni di cui alla Legge 6 novembre 2012, n. 190, al Decreto Legislativo 14 marzo 2013, n. 33, al DM 303 dell’11 maggio 2016 recante l’individuazione dei responsabili della corruzione per le istituzioni scolastiche.

Il PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L’INTEGRITA’ DELL’IC “A. MORO” DI CAMPAGNA LUPIA, AGGIORNATO ENTRO IL 30 GIUGNO 2016, E’ QUI PUBBLICATO IN ALLEGATO.

Programma-Triennale-per-la-Trasparenza-e-Integrità-PTTI


Dal “Piano triennale per la Prevenzione della Corruzione per le Istituzioni scolastiche del Veneto 2016/2018” si estraggono i seguenti ruoli e responsabilità.

Il Piano dell’USR Veneto è integralmente consultabile al seguente link: http://www.istruzioneveneto.it/wpusr/la-scuola-anticorruzione.

I Dirigenti scolastici

Lo sviluppo e l’applicazione delle misure di prevenzione della corruzione sono il risultato di un’azione sinergica e combinata dei singoli Dirigenti scolastici e del Responsabile della prevenzione, secondo un processo bottom-up in sede di formulazione delle proposte e topdown per la successiva fase di verifica ed applicazione[1].

Già da questa affermazione si comprende l’importanza del coinvolgimento dei Dirigenti scolastici nell’attuazione della strategia di prevenzione per l’individuazione dei settori maggiormente esposti al rischio corruzione e per il monitoraggio e l’attuazione delle attività connesse e presupposte alla redazione del presente Piano.

Tutti i Dirigenti scolastici, con riferimento alla singola istituzione scolastica, anche attraverso la partecipazione alle conferenze di servizio appositamente convocate dal RPC:

  1. partecipano al processo di gestione del rischio;
  2. verificano che siano rispettate dai propri Preposti le misure necessarie alla prevenzione degli illeciti nell’amministrazione;
  3. rispettano e fanno rispettare le prescrizioni contenute nel PTPC;

Tutti i Dirigenti scolastici devono:

  1. monitorare le attività e garantire il rispetto dei tempi procedimentali, costituente elemento sintomatico del corretto funzionamento amministrativo;
  2. segnalare tempestivamente qualsiasi altra anomalia accertata, adottando, laddove possibile, le azioni necessarie per eliminarle oppure proponendole al Responsabile della prevenzione della corruzione o al Referente, ove non rientrino nella rispettiva competenza dirigenziale;
  3. proporre al Responsabile della prevenzione della corruzione o al Referente per la prevenzione della corruzione i dipendenti da inserire nei diversi corsi del programma di formazione “anticorruzione”;
  4. segnalare al Responsabile della corruzione o al Referente ogni evento o dato utile per l’espletamento delle rispettive funzioni;
  5. collaborare con il Referente della Prevenzione alla predisposizione della relazione annuale sui risultati del monitoraggio e delle azioni.

Le responsabilità dei Dirigenti scolastici

Le misure di prevenzione e contrasto alla corruzione previste nel PTPC devono essere rispettate da tutti i dipendenti dell’istituzione scolastica e, dunque, sia dal Personale che dalla Dirigenza scolastica, che ne rispondono in egual misura.

Il mancato rispetto delle disposizioni contenute nel PTPC, in relazione alle rispettive condotte od omissioni, è fonte di responsabilità disciplinare del Dirigente scolastico, del personale docente, del DSGA, del personale A.T.A., ciascuno dei quali ne risponde ai sensi della specifica disciplina di categoria.

Tutti i Dipendenti delle istituzioni scolastiche

Nonostante la legge concentri la responsabilità per il verificarsi di fenomeni corruttivi (art. 1, c. 12, L. n. 190/2012) in capo al RPC e ai Referenti per la prevenzione, tutti i Dipendenti delle istituzioni scolastiche mantengono, ciascuno, il personale livello di responsabilità in relazione ai compiti effettivamente svolti. Inoltre, al fine di realizzare la prevenzione, l’attività del RPC deve essere strettamente collegata e coordinata con quella di tutti i soggetti presenti nell’organizzazione dell’Amministrazione.

Compete, pertanto, a tutti i Dipendenti delle istituzioni scolastiche, ivi compreso quello con qualifica dirigenziale, con rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato e determinato, a tempo pieno e a tempo parziale, nonché al Personale comandato, partecipare al processo di gestione del rischio e all’implementazione della strategia di prevenzione prevista dal presente Piano.

La partecipazione al processo di gestione del rischio è assicurata attraverso l’invito a fornire informazioni rilevanti ai fini dell’anticorruzione al RPC in occasione delle procedure aperte di consultazione di volta in volta avviate. Con le attività di consultazione tutta la comunità scolastica e gli stakeholder interni ed esterni sono invitati a presentare osservazioni e proposte al RPC.

Il comma 14 dell’art. 1 della L. n. 190/2012 prevede che il dovere di rispettare le misure di prevenzione previste dal Piano vige in capo a ciascun Dipendente; in caso di violazione si profila per quest’ultimo l’illecito disciplinare. Ciò, in particolare, è strettamente legato all’obbligo di rispettare il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici (d.P.R. n. 62/2013).

Tutti i Dipendenti sono tenuti:

  1. alla conoscenza e all’osservanza del Piano di prevenzione della corruzione a seguito della pubblicazione sul sito istituzionale, nonché a provvedere, per quanto di competenza, alla sua attuazione;
  2. alla conoscenza ed all’osservanza del Codice di comportamento dei dipendenti pubblici, di cui al DPR n. 62/2013, al fine di assicurare la qualità dei servizi, la prevenzione dei fenomeni corruttivi, il rispetto dei doveri costituzionali di diligenza, lealtà, imparzialità, buona condotta e servizio esclusivo alla cura dell’interesse pubblico;
  3. a compilare, qualora si verifichino le circostanze, apposita dichiarazione di sussistenza di situazioni di conflitto d’interesse. In ogni caso, al loro sorgere, le situazioni di conflitti di interesse dovranno essere rese immediatamente note con dichiarazione scritta al Dirigente scolastico responsabile o, per i Dirigenti, al Direttore Generale regionale;
  4. al rispetto degli obblighi di astensione di cui all’articolo 6 bis, L. 241/1990 e all’articolo 6, commi 2 e 7 del Codice di comportamento;
  5. ad assicurare la propria collaborazione al RPC ed ai Referenti per la prevenzione della corruzione, segnalando le eventuali difficoltà incontrate nell’adempimento delle prescrizioni contenute nel PTPC, attraverso il diretto riscontro di ulteriori situazioni di rischio non specificatamente disciplinate dal PTPC;
  6. a segnalare al proprio superiore gerarchico eventuali situazioni di illecito verificatesi nell’Istituzione scolastica, di cui siano venuti a conoscenza, fermo restando l’obbligo di denuncia all’Autorità giudiziaria o alla Corte dei Conti, nonché l’obbligo di segnalare al proprio superiore gerarchico condotte che presume illecite, di cui sia venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro. In ogni caso risultano valide le misure previste dal presente Piano e le forme di tutela di cui all’articolo 54-bis, D.Lgs. 165/2001 e ss.mm.ii.;
  7. laddove i dipendenti svolgano attività ad alto rischio di corruzione, a relazionare tempestivamente al proprio Dirigente in merito ad ogni eventuale anomalia riscontrata ed, altresì, al rispetto dei tempi procedimentali.

La responsabilità dei Dipendenti

Ai sensi dell’articolo 1, c. 14 e 44, L. 190/2012, l’eventuale violazione da parte dei Dipendenti (ivi compreso il Personale dirigenziale) delle disposizioni dei Codici di comportamento o delle misure previste dal presente Piano per la prevenzione della corruzione costituisce illecito disciplinare, fermo restando le ipotesi in cui la suddetta violazione dia luogo anche a responsabilità penale, civile, amministrativa e contabile.

In particolare, il comma 44 novella il disposto dell’articolo 54 del D.lgs. 65 prevedendo al comma 3 che “La violazione dei doveri contenuti nel codice di  comportamento, compresi quelli relativi  all’attuazione  del Piano di prevenzione della corruzione, è fonte di responsabilità  disciplinare”.

Il DPR 62/2012 recante “Regolamento recante codice di comportamento dei dipendenti pubblici, a norma dell’articolo 54 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165” prevede all’art. 8, rubricato “Prevenzione della corruzione”, che “[…] il dipendente rispetta le prescrizioni contenute nel Piano per la prevenzione della corruzione”.

I collaboratori e consulenti a qualsiasi titolo dell’Amministrazione scolastica

Tutti i collaboratori o consulenti, con qualsiasi tipologia di contratto o incarico e a qualsiasi titolo, nonché tutti i collaboratori a qualsiasi titolo di imprese fornitrici di beni o servizi e che realizzano opere o servizi in favore dell’Amministrazione sono tenuti ad osservare le misure contenute nel presente PTPC e a segnalare le situazioni di illecito (art. 8 Codice di comportamento di cui al DPR 62/2012).

La responsabilità dei collaboratori e consulenti a qualsiasi titolo

Ai fini dell’applicabilità delle disposizioni contenute nel Codice di comportamento di cui al DPR 62/2012 sono considerati Dipendenti dell’Amministrazione scolastica anche i collaboratori e i consulenti a qualsiasi titolo dell’Amministrazione.

I collaboratori e i consulenti a qualsiasi titolo dell’Amministrazione rispondono, conseguentemente, al pari degli altri Dipendenti delle istituzioni scolastiche per la mancata osservanza delle prescrizioni previste dal Piano.


[1] Cfr. Circolare n. 1 del 25.1.2013 Dipartimento della funzione pubblica, cit., pag. 14.